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Sunday, March 23, 2014

Buttan giù la pressione ma anche l’anziano

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Uno studio statunitense condotto su un ampio campione rappresentativo della popolazione generale anziana ha quantificato il rischio di cadute e delle loro dirette conseguenze (fratture e trauma cranici) in corso di trattamento con farmaci antipertensivi.

L’analisi ha compreso 4.961 ultrasettantenni (età media 80,2 anni) ipertesi con comorbilità che vivevano in comunità  e partecipanti alla Medicare Current Beneficiary Survey.

L’esposizione ai farmaci è stata ottenuta stimando una DDD (dose definita giornaliera) standardizzata e normalizzata per tutti gli antipertensivi e calcolando il numero di classi di farmaci usati. Il 14,1% dei soggetti non era in trattamento antipertensivo (DDD <0,02), il 54,6% riceveva una terapia di intensità moderata (DDD tra 0,2 e 2,5) e il 31,3% una terapia di intensità alta (DDD >2,5). Tra i pazienti in trattamento, il 28,3%  assumeva 1 classe di farmaci, il 35,8% 2 classi e il 35,9% 3 o più classi.

A un follow up di 3 anni, si sono verificati 837 decessi (16,9%) e 446 cadute gravi (9%) che hanno comportato fratture clinicamente importanti, per esempio dell’anca, lussazioni articolari e/o traumi cranici gravi. Gli eventi si sono verificati nel 5,7% dei soggetti non trattati, nel 9,8%di quelli in terapia di intensità moderata e nell’8,2% di quelli in terapia di intensità alta (p=0,058).

Rispetto al gruppo non trattato, il rischio di cadute era quindi maggiore, anche se non statisticamente significativo, nei soggetti in trattamento (terapia di intensità moderata hazard ratio 1,4, limiti di confidenza al 95% da 1,03 a 1,9; terapia di intensità alta 1,28, limiti di confidenza al 95% da 0,91 a 1,80). Il rischio era ancora superiore nei casi con anamnesi positiva per cadute pregresse (terapia di intensità moderata hazard ratio 2,17, limiti di confidenza al 95% da 0,98 a 4,8; terapia di intensità alta 2,31, limiti di confidenza al 95% da 1,01 a 5,29). I risultati non erano diversi nell’analisi per sottogruppi  che ha considerato separatamente i diversi antipertensivi.

Nei pazienti anziani in terapia antipertensiva, il rischio di eventi avversi gravi a seguito di cadute era già noto ma forse sottostimato dagli studi clinici. Di fronte a risultati al limite della significatività statistica e dal momento che la mortalità e la morbilità associati a fratture o traumi cranici gravi da caduta sono paragonabili a quelle che seguono un evento cardiovascolare, si configura la tipica situazione in cui l’indicazione al trattamento si basa su un’attenta valutazione del rapporto rischi/benefici su base individuale, con particolare attenzione nei pazienti che hanno già una storia di cadute.

Tinetti ME, Han L, et al. Antihypertensive medications and serious fall injuries in a nationally representative sample of older adults. JAMA Intern Med 2014; doi:10.1001/jamainternmed.2013.14764.

e-mail ricercatore: mary.tinetti@yale.edu

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